Tour overview

Oasi

La parola Oasi è spesso impiegata per indicare un luogo

dove è possibile dimenticare le preoccupazioni della vita 

quotidiana, dove ci si può rilassare, riposare e ritrovare 

se stessi. Le oasi egiziane sono tale luogo; rifugi intatti, lontani

dal mondo moderno, isolotti di civiltà nel drammatico ambiente del deserto.

Circondate di sabbia e cielo, le oasi possiedono un senso di assenza di tempo, raro nel ventesimo secolo. Fate in modo che i cieli notturni e gli spazi silenziosi creino la vostra oasi personale, una sensazione di piacere da conservare per sempre dentro di voi. Queste oasi sono divenute accessibili ai turisti solamente nel 1980.

Baharya 

Situate in una depressione di 2.000 kmq troviamo le 9 oasi di Baharya. Baharya in lingua araba significa “direzione del nord”, assunse questo nome per via di un gruppo di oasi distanti 350 km dal Cairo. Bauiti, oasi più grande di tutte, viene considerata la capitale del Baharya, famosa per le sue sorgenti, tra le quali Bir Mathar e Bir Al Ghaba, e dalle quali sgorga acqua minerale e sulfurea alla temperatura di 40 gradi. Tra i molteplici monumenti che testimoniano i diversi periodo storici segnaliamo il tempio del Muftella, risalente alla XXVI dinastia e, importante ma quasi sconosciuto, il tempio costruito da Alessandro Magno, di cui prende il nome, eretto all’inizio dell’epoca greco-romana; a Qarat Helwa, invece, potete tutt’ora vedere delle tombe recanti dipinti che risalgono alla 30ma dinastia. L’oasi di Baharya è altresì nota tra i beduini del posto per la sua musica di carattere non conformista e per le recite di poesia. Baharya è venuta alla ribalta recentemente, grazie alla fortuita scoperta della cosiddetta Valle delle Mummie d’oro, alcune delle quali sono esposte nel piccolo ma interessante museo locale. La vita è ricca di volatili; le colture in piccola percentuale comprendono datteri, olive, albicocche, riso e grano.

paesaggio del deserto bianco all'alba del sahara occidentale in egitto, vista panoramica. - deserto bianco foto e immagini stock

Deserto Bianco

Un viaggio attraverso il Deserto Bianco è qualcosa che nessun visitatore della Nuova valle dovrebbe lasciarsi sfuggire. Il Deserto Bianco offre un ineguagliabile panorama di formazioni rocciose erose dal vento che assumono un particolare aspetto magico e surreale all’alba o al tramonto; in quel momento la Luna sorge sopra bianchi dirupi ed è facile credersi circondati da candidi iceberg.

tadrart acacus - farafra foto e immagini stock

Deserto Nero

I viaggiatori provenienti da Baharya in direzione dell’oasi di Farafra o viceversa, dovranno fare la traversata del Deserto Nero, circondato da colline nere costituite da quarzite e dolorite ferruginose; la vostra immaginazione supererà ogni limite catapultandovi al centro della Luna invece che nel cuore del deserto.

Museo Badr nell' Oasi di Farafra

Farafra

Farafra è nota come TA-HIT, cioè “La Terra della Mucca” dedicata alla Dea Hator. Ai tempi faraonici, fu un villaggio singolo, l’oasi della Nuova Valle più isolata e famosa per le sue forti tradizioni e per la sua religiosità. Secondo la tradizione, una volta gli abitanti del villaggio persero la nozione del tempo e furono costretti ad inviare a Dakhla un cavallerizzo per poter procedere alle preghiere del venerdì nel giorno esatto; la parte più antica del villaggio, in collina, è nelle vicinanze di un palmeto dove regna la pace. Un breve spostamento all’esterno dell’oasi condurrebbe alle sorgenti di acqua sulfurea a Bir Setta ed il lago di El Mufid. Le abitazioni di Farafra sono dipinte esteriormente di azzurro come protezione dal malocchio, alcune case sono però decorate con panorami, uccelli e animali.

cittadella di deserto città mut in oasi di dakhla, egitto - dakhla mut foto e immagini stock

Dakhla

L’oasi di Dakhla è composta da 14 insediamenti diversi, dominati a settentrione da un muro di roccia color rosa. La capitale, Mut, prende il nome dell’antica Dea della Triade Tebana, ospita il Museo del Retaggio, una costruzione tradizionale con intricati intrecci di legno e scolpiti in terracotta, disposti in modo da mostrare i differenti aspetti della cultura di Dakhla e della famiglia delle località di Al Kasr. La città vecchia è un labirinto di stradine dalle pareti ricoperte di argilla che separano appena le case, caratterizzate da architravi in legno dal disegno assai elaborato; nella località vi è anche una moschea, Ayubida. Salendo sul tetto della madrasa (scuola), risalente al X secolo, si gode di meravigliose vedute dell’area circostante, Bir Al Gabel, un lago salato orlato da palmeti. A Deir Al Hagr troviamo un tempio originariamente dedicato alla triade Tebana ricostruito più tardi dai romani. Nel vicino villaggio di Balaat esiste un ufficio di collegamento commerciale con la Nubia dove gli archeologi riportano tuttora alla luce numerose mastabe della VI dinstia.

el bagawat cimitero, di kharga oasi, egitto - kharga foto e immagini stock

Kharga

Kharga era la penultima tappa della Strada dei Quaranta giorni, l’infame rotta degli schiavi tra Nord Africa ed il Sud Tropicale; attualmente è la più grande delle oasi del deserto egiziano. Fuori dal centro abitato vi è il tempio di Ibis, edificato sul sito di un insediamento di Saiti, Persiani e Tolemaici, risalente alla XVIII dinastia. Uno dei pochi monumenti persiani in Egitto, un tempio del VI secolo dopo Cristo, è tutt’ora ben conservato e possiede dei dipinti rappresentanti avvoltoi e grandi rilievi sui muri esteri. A 10 km di distanza possiamo trovare la necropoli di Bagawat con le sue 263 cappelle in mattoni di argilla dalle pareti decorate in stile copto, tra cui la Cappella della Pace dove sono rappresentati Adamo, Eva e l’Arca di Noe. Le sorgenti termali dei villaggi di Bualk e di Nasser, a sud, sono note per le loro acque calde, la cui temperatura si aggira attorno ai 43 gradi, miracolose per la cura dei reumatismi e delle allergie.

città vecchia di di siwa-schali (shali - siwa foto e immagini stock

 

Siwa

Siwa, l’oasi più irraggiungibile, tra quelle dell’Egitto sino a poco tempo fa, tra tutte la più affascinante, posta sul limitare del grande mare di sabbia, include nella sua antica storia la visita di Alessandro Magno, venuto sino a qui per consultare l’Oracolo di Amon nel 331 a.C.. Gli abitanti di Siwa possiedono una propria cultura e proprie abitudini, parlando ancora oggi una lingua berbera, il Siwi, dialetto degli Amazigi, piuttosto che l’arabo. L’insediamento originario Aghurmi è stato sostituito con Shali, fondato nel 1203; questa comunità abitava in un sito somigliante ad una fortezza dalle mura in argilla e pietra di sale, chiamata in lingua Siwi “Kershif”. Siwa oggi ricca di numerose sorgenti dove curare reumatismi e allergie con acque termali e sabbiature.